La contrattazione frena l’occupazione in Italia
Orologi, borse e profumi i più contraffatti
Come sottolinea l’Ocse, il considerevole incremento del commercio delle merci piratate nel mondo è avvenuto oltre tutto in un periodo di relativo rallentamento degli scambi commerciali in generale. Di conseguenza, l’intensità della contraffazione e della pirateria rappresenta sempre più un rischio per la proprietà intellettuale in un’economia globalizzata. Si va dai prodotti di lusso a quelli di largo consumo. I sequestri riguardano principalmente il settore delle calzature (quasi il 25% del totale nel 2016), seguiti dall’abbigliamento (15%), dalla pelletteria e dalle apparecchiature Ict. Tra i prodotti di lusso i «falsi» più frequenti riguardano gli orologi, i profumi, la pelletteria di alta gamma e gli occhiali firmati. In buona parte, quindi, settori in cui il ‘Made in Italy’ ha posizioni di leadership e questo spiega i pesantissimi danni che i ‘falsi’ provocano all’economia nazionale. Le merci contraffatte continuano a seguire una serie di complesse rotte, utilizzando punti intermedi di transito. Sono in forte aumento le spedizioni di piccoli pacchi di prodotti contraffatti, ancora più difficili da intercettare. La Cina emerge quale il maggiore produttore di falsi in nove delle dieci categorie di prodotti analizzate dallo studio Ocse.
La Cina «regina» delle contraffazioni
Il 55% delle merci contraffatte o piratate sequestrate nel 2014-16 era di provenienza cinese. Anche altre economie asiatiche come l’India, la Malaysia, il Pakistan, la Thailandia, la Turchia e il Vietnam sono importanti produttori di merce falsa. La Turchia, in particolare, è un importante produttore di ‘falsi’ in settori quali la pelletteria, gli alimentari e la cosmesi, che sono trasportati in Europa via strada. E’ aumentato anche il numero delle economie che si dedicano al«falso»: erano 173 nel 2011-2013, sono salite a 184 nel 2914-16. Tra gli hub della merce contraffatta hanno un ruolo considerevole Hong Kong, Singapore e gli Emirati Arabi Uniti: lì i prodotti contraffatti arrivano in container e vengono poi suddivisi in pacchi per essere inoltrati – via posta – verso il loro Paese di destinazione. Molti Paesi medio-orientale come l’Arabia Saudita e lo Yemen sono ‘hub’ di smistamento verso l’Africa, mentre Albania, Egitto, Marocco e Ucraina sono importanti centri di redistribuzione dei ‘fake’ verso la Ue. Panama è invece un importante punto di transito dei ‘falsi’ destinati agli Usa. Tra i fattori che facilitano la produzione di merci contraffatte vi sono una governance scarsa, con alti livelli di corruzione e una scarsa protezione della proprietà intellettuale, ma anche bassi costi del lavoro, scarse normative del mercato del lavoro, così come bassi costi portuali e scarse formalità di trasporto.